grigliata mista 300

I weekend in estate sono un concentrato di emozioni e attività.

Succede che si avvicina il giorno della partenza per i vacanzieri e comincia a instaurarsi quell’atmosfera di condivisione che vorrei continuasse per sempre, ben sapendo che tutto finisce, i nuovi amici partono e non sai se e quando potrai rivederli. Provo questa sensazione e la vedo riflessa negli ospiti, anche tra loro, che si sono conosciuti e si mostrano dispiaciuti di salutarsi dopo una settimana trascorsa troppo in fretta.
Il venerdì comincia il rito dei saluti, ci si scambiano indirizzi, promesse di visite, e spesso e volentieri qualcuno lancia l’idea della grigliata tutti insieme. Io ho cucinato tutte le sere e qualcuno mi dice, stasera riposati, stasera facciamo noi…
So bene che per me sarà comunque un po’ faticoso, non sono in vacanza e lo spazio dove mi muovo è quello dove cucino per lavoro, ci sarà comunque da apparecchiare, sparecchiare, la cucina si affollerà, la grigliata di carne sarà tanta roba, ma da sola non basta, e allora mi troverò ad aggiungere un antipasto, un’insalata di pomodori, il dolce, e alla fine proprio ferma non ci saprò stare. Però non mi sottraggo quasi mai a questo rito quando sorge spontaneo. Me lo godo, perché sento che si finisce in bellezza. E mi siedo in modo un po’ disordinato, lasciando perdere la forma e curando la sostanza, di questo ultimo scambio in cui tutti hanno voglia di dirsi quanto sono stati bene e di raccontarsi ancora qualcosa…
Così è stato ieri, fine di una settimana davvero bella, densa di persone dal cuore grande. Prima fra tutte, Giorgia, la più piccola, tre anni, un viso da simpatica canaglia e una parlantina che non ti stancheresti di stare lì ad ascoltare. Lei e i suoi dinosauri sono i personaggi di un cartone che non esiste perché è reale!

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E con lei, compagno fedele, il grande Aki, che la sovrasta in statura e la protegge con delicatezza. È un Akita Inu dal mantello dorato e il muso leonino incorniciato da un’aureola bianca. I genitori, Lorenzo e Valentina, sono persone gentili, di quella gentilezza che ti arriva dal primo sorriso e sai che non ti tradirà, non è costruita, artefatta, distante, è naturale come le margherite nel prato che si fa verde in primavera.
Per quelle coincidenze che capitano senza ragione, e forse non sono coincidenze se pensiamo di essere tutti collegati e parte dell’ambiente che è il nostro specchio, questa settimana i cani presenti erano tutti personaggi importanti e impegnativi. E questo ha creato legami tra i loro padroni, che si sono capiti al volo, grazie all’amore per i loro fedeli compagni di una vita. È una forma di amore che esercita la capacità di accettazione, di flessibilità, di umiltà e quindi di empatia verso gli altri. Di questo sono convinta, l’ho osservato troppe volte in dodici anni di accoglienza al mondo canino!
In questi giorni c’erano Tamara e Massimiliano con i loro cinque Husky, un branco che invade i campi e ti teletrasporta in un romanzo di Jack London. Poi Lorenzo e Valentina con Giorgia e Aki, Anna Laura con Uboldo, enorme blodhound, più calmo che grande e dai movimenti flemmatici e gentili come solo le persone grandi sanno, Maria Beatrice e Musta, la sua cagnolona nera nera, vivace come i carboni ardenti, di origine nicaraguense ma immigrata nel nostro paese al seguito della sua padrona dell’Aquila che dopo anni in quel paese lontano è tornata alla base, portando con sé il colore del cacao scuro e l’aroma e il sapore della cioccolata nicaraguense da farci assaggiare a cena, e infine Licia e Luigi con il loro gigantesco pastore abruzzese bianco, di nome Yoda, proprio come il Master Jedi di Guerrre Stellari. Yoda è un cane saggio, non gli puoi dire altro. Lui sa! E questo basta a lui e a chi gli sta attorno.
Come potevano le persone accompagnate da questi animali così particolari non fare amicizia? Era inevitabile, anche se non lo era il fatto che si trovassero tutte qui proprio questa settimana, che ricorderò come davvero speciale!
E quindi alla faccia della stanchezza. E vada per la grigliata sconclusionata, disordinata, tarda (perché anche i più esperti di brace iniziano a fare il fuoco sempre un po’ tardi, chissà perché!), innaffiata da vino e birra così che alla fine siamo tutti pronti a ridere di nulla e in questo modo nascondiamo facilmente la tristezza di un saluto e di una fine.
Poi arriva il sabato mattina. E io corro e mi dibatto tra la necessità di agire per assecondare quello che per me è un lavoro e il desiderio di partire anche io, di continuare a chiacchierare, di fare foto, di non mollare l’abbraccio con la piccola Giorgia che ogni mattina mi ha accolta con il sorriso solo suo e quel “ciao Marta. Dove sono i tuoi amici?” Intendendo i miei figli dei quali si è innamorata quasi più che dei suoi dinosauri….
Tutti smuovono bagagli, si preparano a salutarsi, i miei angeli custodi Andinet e Dorina agiscono rapidi per sgombrare appartamenti, pulire a fondo, preparare per i nuovi arrivi, mentre chi parte mi regala un vasetto di salsa che gli è rimasto in frigo, una frutta, mezzo cocomero, ma soprattutto tanti abbracci di quelli che fanno bene.
Vedo partire le macchine una ad una e non ho quasi il tempo di riprendere fiato perché all’orizzonte c’è un nuovo arrivo, facce che non conosco, nomi nuovi da memorizzare, padroni di un mondo canino ancora tutto da scoprire per me, che mi avvicino sempre con una certa riservatezza (sia ai cani che ai padroni).
Questo interregno è il più duro da attraversare. È un tempo di transizione nel quale ho appena dato tutta me stessa a chi se ne è andato e sento che non so dove trovare l’entusiasmo per ricominciare con persone del tutto nuove. Mi sento vacillare mentre mi chiedo: “Ma chi me lo fa fare? Di coinvolgermi così emotivamente e stancarmi di fisico e di cuore?” Non ho tempo di rispondermi. C’è troppo da fare e non ne vale la pena, perché stanno arrivando Roberta ed Ermanno con il loro pastore tedesco Nicco, ancora una volta in vacanza da noi, per l’ottava estate, portatori di energia, chiacchiere, sapori della loro Reggio Emilia, da condividere con noi e con gli ospiti che conosceranno a breve. Ecco, anche loro erano sconosciuti per me una volta. Ma ora li aspetto a braccia aperte, come il sole la mattina all’alba, perché so che renderanno il mio lavoro leggero e libero, e mi faranno sentire parte della loro vacanza!

di Marta Cerù